disability

Se si analizzano i dati nazionali circa l’occupazione di persone con disabilità intellettiva nel nostro Paese, emerge un quadro sconfortante. Segnale, questo, che le modalità tradizionali di accompagnamento al lavoro non sono efficaci, anzi sembrano innescare circoli viziosi che spingono i cittadini verso il circuito dell’assistenzialismo.

Il modello standard di inserimento lavorativo, adottato dai servizi per l’impiego, è di tipo train and place: ci si concentra sulle difficoltà portate dalla condizione di disabilità e si allenano le capacità della persona – con corsi, laboratori, scuole – affinché raggiungano il livello richiesto per entrare nel mondo del lavoro.

I dati ci dicono chiaramente quanto questo approccio sia inefficace e rischi di mantenere la maggioranza degli impiegati nel circuito del lavoro protetto (sheltered work).

Il modello place and train, invece, nasce negli Stati Uniti negli anni 2000 e, all’opposto del train and place, attua una collocazione diretta nel mondo del lavoro, senza alcun training preliminare.

Ovviamente, tale collocazione è coadiuvata sul campo da un supporto specifico, sia al lavoratore che all’azienda.

Il più studiato dei modelli place and train è l’IPS, Individual Placement Support, di cui WIDE costituisce un’applicazione, concentrata sulle persone con disabilità intellettiva.

La metodologia Work Intellectual Disability Enviroment (WIDE) è nata in Piemonte tra il 2014 e il 2016, ad opera dell’Università degli Studi di Torino. Parte dalle stesse metodologie operative dell’IPS, con alcuni adattamenti al contesto.

WIDE prevede un iter educativo sull’importanza del lavoro per guadagnare un’identità adulta, un supporto all’azienda nella costruzione/adattamento delle mansioni del lavoratore per garantire la massima produttività, un lavoro culturale con l’azienda per modificare la tradizionale visione della disabilità e per innovare processi e pratiche cogliendo l’occasione dell’inserimento.

WIDE stabilisce, inoltre, l’utilizzo di tirocini semestrali retribuiti, al termine dei quali non ci può essere deroga, ma solo contrattualizzazione del tirocinante.

Le fasi dell’attivazione sono riassumibili in 15 passaggi:

  1. Individuazione delle aziende disponibili ad assumere. I tirocini vengono attivati sono nelle aziende che non escludono a priori la possibilità di un’assunzione.
  2. Proposta all’azienda.
  3. Attivazione del tirocinio semestrale.
  4. Formazione preliminare rivolta a tutto il personale, antecedente l’ingresso in azienda del tirocinante.
  5. Definizione degli orari e delle mansioni del tirocinante (con attenzione alla produttività)
  6. Affiancamento del tutor aziendale da parte del tutor lavoro (job coach), contemporaneo al lavoro del tirocinante.
  7. Affiancamento del tutor lavoro ai colleghi del tirocinante, per orientare sguardo e interazioni.
  8. Supporto del tutor lavoro all’azienda per consentire al lavoratore di svolgere al meglio la sua mansione.
  9. Se necessario, affiancamento del tirocinante da parte del tutor lavoro, anche fuori dall’orario lavorativo.
  10. Passaggio da un monitoraggio, da parte del tutor aziendale, sul luogo di lavoro a uno telefonico.
  11. Formazione in itinere per l’azienda.
  12. Incontro mensile tra il tutor lavoro e il tutor aziendale per un monitoraggio.
  13. Monitoraggio dell’ultimo bimestre più serrato, in vista della scadenza del tirocinio.
  14. Consulenza del tutor lavoro sui possibili sgravi e accompagnamento amministrativo per la contrattualizzazione.
  15. Dopo la contrattualizzazione, mantenimento del ruolo del tutor lavoro, quale riferimento per l’azienda e il lavoratore.

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